In questi giorni, mentre la scuola si concludeva con meravigliose ed emozionanti feste e recite di fine anno, ho avuto modo di riflettere da un nuovo punto di vista sull'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione messi a disposizione dalla rete: i social network e i blog, in particolare.
Per quanto riguarda i social network non ho ancora una vera e propria opinione, la generazione che davvero li sta usando quotidianamente da quando è nata non è la mia. Mi preoccupano molto i preadolescenti che sono nati insieme ai social e certe categorie di adulti che si trovano scaraventate nella potenza della rete e non la sanno gestire perché credono che averla a disposizione basti per dominarla.
Mia madre, che è una persona molto rispettosa e buona d'animo, adora la rete e mi infesta la mail di stupidaggini sentimentali, aforismi sulla vita incorniciati da quelle stesse greche che faceva disegnare ai suoi alunni. Può sembrare una regressione ma io la trovo una pratica simpatica che esprime benissimo il suo modo di essere: ingenua e buona e spontanea, caratteristiche che l'hanno resa un genitore pressoché perfetto. Nonostante io le dica da sempre di guardare le foto che pubblico lo ha fatto solo poco tempo fa e poi forse si è dimenticata di questo blog. In effetti anche io cancello sempre tutto quello che mi invia e quando la vedo la prendo in giro al limite dell'offensivo.
Mio padre invece mi ha insegnato a usare il computer fin da piccola: appartiene a quella generazione che ha visto nascere i primi pc e ne ha compresa e sfruttata subito l'enorme potenzialità. Ricordo che sulla sua scrivania e in giro per casa c'era sempre qualche manuale, spesso scritto in inglese: quando vivevo a Brescia avevamo l'ordine di appoggiare sul suo comodino un oggetto che testimoniasse il nostro ritorno a casa, la sera, dato che lui dormiva e se anche si svegliava e ci vedeva lo dimenticava rimettendosi a dormire. Io avevo un cammello di legno, mia sorella Chiara la torre Eiffel e Francesca un orribile pupazzetto Troll. Ecco, io appoggiavo il cammello piano piano cercando di non svegliarlo proprio accanto alla radiosveglia su uno di quei manuali. Ora è un programmatore e non solo, è un uomo sia moderno sia tradizionalista sotto ogni aspetto e se all'inizio ha pensato che studiare Lettere mi avrebbe allontanata dalla tecnologia in favore della biblioteca credo si stia ricredendo perché le due cose, di questi tempi, sono talmente conciliabili da essere imprescindibili, sempre secondo me.
Tra le epoche in cui avrei voluto vivere, oltre alla nostra che mi sta piacendo tanto nonostante tutto lo smog che respiriamo e tutte le schifezze che inevitabilmente mangiamo, c'è il periodo delle riviste del primo e di metà Novecento. Mi piacerebbe provare a respirare quel terribile e favoloso clima che di certo si respirava negli ambienti della Voce e di Laterza, o più tardi del Politecnico di Vittorini e proprio mentre si definivano tutte le evoluzioni culturali che quel Sole che era Einaudi rendeva possibili e che oggi... (mi mordo le mani per non scrivere opinioni da incompetente nonpoliticizzata).
Quando ho scoperto il mondo dei blog ho visto un potenziale interessante e ho ripensato a quel periodo e al fervore culturale e all'ansia del presente che rappresentavano le riviste e ho creduto che fosse un nuovo inizio (sono così razionalmente idealista, quando si parla di cultura). Anche cent'anni fa succedevano cose pazzesche che hanno segnato la storia della letteratura e del gossip di quel periodo. Allora erano in pochi, alcuni più o meno scrausi, alcuni eccellenti, alcuni così consapevoli della propria merdiocrità da apparire superlativi e io sono del parere che l'apparenza, nel bene e nel male, sia davvero troppo sottovalutata, nonostante tutti dicano il contrario perché è politicamente corretto.
Ora tante persone nel mondo scrivono blog e tante tantissime persone li leggono ogni giorno, spesso sono interessanti, a volte sono noiosi e autoreferenziali, a volte chi scrive può essere frainteso e doversi scusare per la leggerezza delle parole che ha reso accessibili a chiunque nel mondo. In ogni modo come ogni mezzo di comunicazione anche il blog dovrebbe avere un'etica e data la varietà e l'enormità del web è facile commettere errori. Un blog pubblico non è un social network che può essere "privatizzato", chiuso e reso accessibile solo a chi ci conosce, ci ama, non ci fraintende e sta dalla nostra parte, è uno spazio pubblico aperto allo scambio di opinioni dove chi scrive anche se a volte lo fa in forma anonima, esprime sé stesso e non si nasconde.
I blog che sopravvivono sopravvivono per vari motivi: per la costanza di chi li scrive, per i lettori appassionati che non vedono più una pagina web ma una persona reale, con gusti, interessi e opinioni uguali e diversi e che vive lontano, vicino o lontanissimo dal proprio mondo. Oppure per il lettori casuali, che scrivendo su google qualche parola arrivano al blog e leggono solo un post e poi non ci tornano più. Ci sono anche gli ossessionati, ma sono una categoria a rischio della rete di cui non posso parlare perché non sono una psicoterapeuta, posso solo dire che non dev'essere facile convivere con la curiosità e l'ossessione per la vita altrui e che chi ha questa patologia spesso non ne è consapevole.
Un uso corretto della rete, sia da parte di chi scrive sia da parte di chi legge, porterebbe al perfetto equilibrio e io credo che ci arriveremo tutti insieme, un giorno, forse già prima che l'uomo inventi un'altra diavoleria interessante almeno quanto questa.
Nel frattempo vorrei scusarmi per tutte le parole fraintendibili in modo offensivo che ho scritto e che, non per viltà ma per rispetto e grazie a un buon consiglio ho provveduto a rimuovere. Mi scuso se ho usato questo spazio pubblico gratuito e libero per uno sfogo personale, quando avevo improntato la scrittura del mio blog in modo del tutto diverso, anche se comunque personale.
Mi scuso sinceramente con chi, a causa di parole scritte con impeto e leggerezza non giustificabili, si è sentito coinvolto e offeso: non era mia intenzione e soprattutto non era riferito a nessuna delle persone reali che conosco e con cui convivo. Non voglio e non posso entrare nei dettagli e mi scuso con tutti i lettori di questo blog che, non avendo potuto leggere le parole di cui parlo prima che le rimuovessi non capiranno alcunché di queste "pubbliche" scuse.
Per quanto possa valere e servire mi impegnerò a dimostrare il mio rispetto e la mia stima che non sono mai mutati.
Questa esperienza mi ha fatto capire quanto sia importante avere un'etica solida nell'esprimersi in tutti i campi in cui ci è permesso farlo, mi ha resa consapevole che quest'etica devo ancora costruirla e imparare a rispettarla. Ho scoperto anche molto altro, di così grande e positivo che definirla una "scoperta" mi sembra riduttivo. Anzi, mi rammarico di non averlo capito del tutto e subito, ma credo che sia il mio istinto che dubita del mio istinto solo perché qualche volta, com'è ovvio, il mio istinto ha toppato.
La viltà non mi appartiene, e non è mancanza di modestia: mi hanno insegnato a essere così e agire vigliaccamente sarebbe uno sfregio a chi ha impiegato energie e risorse per me, allo stesso tempo non posso condannarla perché mi hanno insegnato e ancora mi insegnano anche a contestualizzare, a spiegare e a giustificare e a perdonare.
Per un po' ho pensato fosse un addio. So cosa c'è dietro questo post e quanto ci sei stata male. Spero capiscano ancora una volta quanto sei grande.
RispondiEliminaSarò una non lettrice di blog, ma queste scuse sono bellissime!
RispondiEliminaComplimenti ALE:)!
Romana.
sei una persona intelligentissima e buona.
RispondiEliminapa