La mamma di A. è preoccupata: suo figlio già a sette anni chiede scusa a destra e a manca, cosa succederà quando sarà più grande, si farà mettere i piedi in testa da tutti?
Questa preoccupazione mi preoccupa. A scuola le mie parole preferite sono grazie, perfavore e scusanonl’hofattoapposta ma a casa di alcuni bambini non sono la priorità. Quindi molti alunni, come A., vivono questa dissociazione spaventosa e non sanno bene cosa è giusto e cosa è sbagliato? Di chi si fidano? Delle maestre o dei genitori? Io stessa sarei combattuta se fossi qualcuno di loro.
Io in effetti non mi sento al di sopra dei loro genitori perché non sono uno dei loro genitori e anche perché non ho figli. Mi tocca mettermi in discussione ogni volta, anche davanti all’evidenza.
Quando un bambino - e questo succede con una frequenza frequentissima - mi dice “maestra lui mi ha fatto questo”, mi viene istintivo chiedergli “secondo te lo ha fatto apposta?” e poi domandare “ma tu l’hai fatto apposta?” all’autore del fattaccio che ovviamente risponderà di no in ogni caso e quindi sarà costretto a chiedere scusa e di conseguenza l’altro, spiazzato, accetterà le scuse e i due, fatta la pace, impacchetteranno il litigio e saranno pronti a scartarne uno nuovo.
Ma io non so cosa è giusto e cosa è sbagliato, o meglio, non posso dire di saperlo.
Mi soccorre ogni tanto rileggere un saggio di Jean-Luc Nancy che ha per titolo, appunto, Il giusto e l’ingiusto (Feltrinelli 2007).
Dice:
Gli adulti hanno il dovere di pensare a cosa è giusto, benché non possano mai sapere di cosa di tratta. Un adulto giusto di fronte a dei bambini non è un adulto che crede di sapere cosa è giusto: tu studierai matematica e cinese, tu indosserai jeans di questo o di quel colore e farai quel determinato mestiere - chi conosce la matematica e il cinese può fare molte cose. No, un adulto non può sapere cosa è giusto, perché non è qualcosa che si possa sapere. Eppure, deve sforzarsi di pensare meglio che può in una direzione che, in fondo, soltanto l’amore può indicargli.
(...) Possiamo dire, dunque, che essere giusto non è pretendere di sapere cosa è giusto; essere giusto è è pensare che ci sia ancora più giusto da trovare o da comprendere; essere giusto è pensare che la giustizia è ancora da compiere, che essa può esigere ancora di più e andare ancora oltre. (pp. 27-28)
Grazie a questa e ad altre letture e soprattutto grazie ai miei genitori e ai miei insegnanti (dalle elementari alle medie al liceo fino all’università) posso uscire dal disagio che mi suscita la “preoccupazione del chiedere scusa a destra e a manca”.
C’è una sola cosa che è dovuta a ciascuno, dice Nancy: l’amore. Dopo l’amore il resto dunque è “solo” da gestire.
A casa di qualcuno il sapersi far valere viene prima del saper chiedere scusa: non è necessariamente in contraddizione con quello che viene insegnato a scuola. In ogni contesto ci sono esigenze diverse e secondo me è importante impararlo. Non vado a scuola con il rossetto scarlatto o con gli shorts strappati ma conciata così, finché il mio interno coscia reggerà, vado ai concerti al Circolo degli Artisti.
All’inizio la “preoccupazione del chiedere scusa a destra e a manca” mi ha un po’ irritata. Mi sono sentita tradita e mi sono sentita impotente. Ma ora che ho razionalizzato penso a quanto sia importante la coerenza e quanto sarebbe stupido pensare che un bambino non possa comprendere certe contraddizioni anche meglio di un adulto semplicemente perché il bambino non si tira le menate quanto un adulto.
Detto questo, chiedere scusa è importante sempre e questo non significa non far valere la propria opinione ma farla valere in modo civile e senza conflittualità. E questo è quello che secondo me è giusto insegnare.
che bello un giorno sarebbe avere un figlio e sapere che va a scuola da una maestra come te!
RispondiEliminaChe bello, Pa, leggere questo commento!
RispondiEliminabel post davvero! mia figlia chiede scusa, permesso e posso... mi rifiuto di credere che sto tirando su una futura disadattata!!!
RispondiEliminaMa appunto :-)
RispondiEliminaNella mia esperienza con i bambini i soggetti più titubanti ed impauriti mi hanno sempre stancato, per quanto anche io fossi, anni fa, uno di questi. Genitori non di rado più infantili dei figli non faranno che creare insicurezza, più o meno mascherata.
RispondiEliminaCiao Garba, capisco il tuo punto di vista ma io ragiono in modo molto ottimistico, è un difetto che ho scoperto di avere di recente!
RispondiEliminaForse fai anche bene, essendo proprio i bambini gli unici a cui si possa dar fiducia.
RispondiEliminaMa uff. Non sono gli unici ... e poi adorano raccontare bugie :-)
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