(Incontro)
Esitammo un'istante,
e dopo poco riconoscemmo
di avere la stessa malattia.
Non vi è definizione
per questa mirabile tortura,
c'è chi la chiama spleen
e chi malinconia.
Ma se accettiamo il gioco
ai margini troviamo
un segno intelleggibile
che può dar senso al tutto.
Mi sembra così strano che sia Montale, proprio lui. Scoprire nel 2003 l'esistenza del Diario postumo mi ha un po' turbata. Allora ero più turbabile, probabilmente, da questo tipo di cose e col tempo si diventa più perturbabili e meno turbabili, probabilmente. In ogni modo il Diario Postumo è stato preso in mano da Annalisa Cima, a cui Montale l'aveva affidato, e questo deve avermi un po' infastidita. Dev'essere invidia retroattiva verso l'inverosimile o che ne so. Ma io stamattina sono un po' in ritardo con i tempi, devo ancora lavarmi i denti e non ho tempo di ripensare a quel cliente che mi ha parlato del Diario Postumo (o meglio, della Cima) nel 2003 alla Feltrinelli di Brescia, quando ancora lavoravo con i miei colleghi preferiti del mondo. Per fortuna per tutti noi, ora devo proprio andare a cercare nell'armadio qualcosa di poco chic e andare a scuola.
In ogni modo, fatto ancora più interessante, il Diario Postumo è del 1996 (uno degli ultimi Classici dello Specchio rilegati di Mondadori).
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