(E SULL'ERRORE COME VOX MEDIA)
Ho capito che ho voglia di scrivere sul mio blog a intervalli irregolari. E che quindi gli argomenti che scelgo non contano e non hanno alcun filo logico.
L’istinto è sempre di parlare della lavastoviglie, perché quando scrivo è accesa è fa un rumore che mi piace. Ma non è un filo logico. Non è nemmeno un oggetto, è uno stimolo.
In questi giorni faccio quasi solo pensieri frivoli. Però ogni tanto la realtà mi riporta alla realtà e sono costretta ad affrontare conversazioni interessanti e costruttive e tante volte emozionanti. Ringrazio dunque tutti coloro che da tante vie mi danno una mossa e mi risvegliano dal fissarmi su quanto è brutto il sandalo-stivale o da come fare a trovare quel pezzo vintage che ho in testa, quale smalto scegliere e cose del genere.
Una ragazza mi ha chiesto in un commento un consiglio scolastico.
(Innanzi tutto, grazie.)
Mi chiedeva cosa ne penso del fatto che la maestra di suo figlio abbia imposto l’uso della stilografica in prima elementare. Mi pare una cosa estrema e come molte altre scelte estreme la trovo interessante e la approvo a priori.
In prima si deve usare la matita e dopo i primi mesi di scuola la penna cancellabile, e tra l’altro tra tutte quelle in commercio quella che, dopo alcune prove, si adatta meglio alla mano e alla grafia dell’alunno (“dell’alunno” fa molto manuale agazziano).
Scelgo matita e cancellabile (ah, la matita io la a-d-o-r-o quasi quanto odio la cancellabile) perché è importante, nei primi anni di scuola, imparare a gestire lo spazio della pagina, l’ordine e l’ortografia. Io voglio che le parole sbagliate vengano sempre barrate e corrette sopra o di lato, a mò di codice degli abbozzi petrarchésco. Tutto il resto, dimenticanze, pasticci, confusioni, distrazioni casuali, balzi di righe sbagliati, insomma tutto ciò che è sostanzialmente grafico va cancellato e rifatto (quasi sempre) mentre l’errore deve saltare all’occhio per sfruttare l’amato principio di non contraddizione e abbassare il rischio di ripeterlo. Quantomeno abbassarlo.
Se un alunno (molto agazziano anche qui) che è in dubbio sulla giusta ortografia di una parola ha da qualche parte nella memoria la stessa parola scritta nel modo sbagliato e barrata, avrà una possibilità in più di non scriverla di nuovo sbagliata. E questa possibilità è data da una piccola immagine impressa nella memoria e archiviata da qualche parte (e qui basta solo allenarsi a cercare bene nel proprio archivio di ricordi) e non da un complesso sistema di ragionamenti grammaticali che avrà tutto il tempo di analizzare e sviscerare anche dopo averla scritta giusta per anni.
Non so se mi spiego, mente scrivo rileggo al volo e mi pare tutto un delirio in prosa.
Non significa che non sia importante spiegare a un bambino di primasecondaterzaquartaoquinta elementare le regole di grammatica. Anzi. I bambini capiscono al volo, senza troppe menate astratte, molte cose che invece il nostro sviluppatissimo pensiero astratto ci permette di comprendere dopo giri assurdi.
Ma quando spiego una regola di grammatica non sono tutti con me. Qualcuno si perde sempre, vaga, non mi segue o il mio modo di spiegare non tocca le sue corde. Per questo secondo me non c’è un solo modo "giusto" di spiegare ma più modi, e ogni bambino è diverso e capisce grazie a metodi diversi.
Allora in soccorso degli alunni che ogni tanto si perdono una spiegazione arrivano i bellissimi errori barrati e non cancellati.
Quindi io non scelgo la stilografica. Ma se questa maestra ha scelto la stilografica dopo un ragionamento tipo il mio, ecco allora io credo che sarà altrettanto valido e voglio conoscere il suo ragionamento.
alessandra, intanto ti dico che iniziare la settimana (e non sarà una settimana facile per via di una visita che ci aspetta domani) con una citazione sul tuo blog rende la giornata ancora più bella. e sono onorata di averti ispirato una delle 'conversazioni interessanti e costruttive e tante volte emozionanti'.
RispondiEliminama veniamo al dunque: l'uso della penna stilografica era stato anticipato dalla maestra di Nicolò ad una riunione in cui si era parlato anche di tante altre cose, quindi ricordo solo che ci aveva raccontato che tutti i suoi alunni continuano ad usare la penna stilografica anche alle medie e oltre. Io ero entusiasta all'idea, ho sempre usato la stilografica alle superiori e ancora ora, nelle rare volte in cui scrivo, non uso altro.
Poi però Nico ha iniziato ad usarla: non sa tenerla dritta quindi il pennino si spezza. La penna rilascia inchiostro quindi il foglio diventa una macchia unica. Se aggiungi poi che usano l'inchiostro rosso per distinguere decine e unità e non esiste cancellina per il rosso....
Anche a quel punto non si è parlato del 'perché la stilografica e non una penna normale?' nei colloqui con la maestra perché c'erano altri problemi di cui discutere, dalla timidezza/insicurezza pian piano vinta ai problemi con i dettati e la spazialità, sul foglio ma non solo.
Insomma, il mio è un piccoletto 'complicato' e non fa testo. E io sono una mamma ansiosa che fa risalire ogni piccolo problema al grande problema che ha Nico ma magari non c'entra un tubo.
A conferma della scelta della maestra però posso dirti che ho visto i quaderni di tanti suoi compagni e sono ordinatissimi.
A settembre comunque ne riparlerò con la maestra e ti potrò far sapere qual è il suo ragionamento.
Ma magari nel frattempo ci illumina qualcun altro?
m.
ciao ale, ti adoro quando fai così! quando scrivi così! ed ho capito tutto e mi sembra molto sensata la cosa di sbarrare gli errori, da grafica che lavora in un casa editrice posso solo approvare.
RispondiEliminaio amo la stilografica, ma credo sia davvero troppo estrema per bimbi così piccoli, anche se in effetti potrebbe aiutare a controllare meglio la calligrafia, che nelle ultime generazioni è davvero pessima perchè troppo poco esercitata.
Mami, allora mi manca qualche pezzo. E se gli altri quaderni sono ordinati, wow: non avevo pensato al "cancellino" per la stilografica. Ora le recupero e faccio qualche tentativo.
RispondiEliminaPer il resto incrocio le dita con te per la visita.
Pa, grazie, come sempre.
Un'altra cosa, Mami, se è insicuro è meglio che comunque continui a usare la stessa penna degli altri compagni, secondo me, anche se questo per ora comporta molti sforzi in più, tuoi e suoi, e un po' di insoddisfazione.
RispondiEliminaProva a fargli scrivere le operazioni (dei compiti a casa) prima con la matita e solo dopo che le ha risolte fagliele ripassare con la penna. Io lo faccio anche con i bambini di quinta troppo impetuosi nel fare i calcoli.
E fagli sempre dei piccoli segni nei punti in cui deve cominciare e finire la frase (anche se immagino tu lo stia già facendo).
alessandra, il pezzo che ti manca lo trovi nel primo post del mio blog, se ti va di capirci qualcosa in più.
RispondiEliminala cosa curiosa del cancellino per l'inchiostro rosso è che in cartoleria te lo vendono pure peccato che non cancelli..
a casa, quando Nico ha più tempo, qualcuno che lo segue passo passo e gli spiega che forse è meglio non appoggiare la stilografica blu sul quaderno mentre prende la rossa, tutto sommato scrive bene.
E' a scuola, dove la maestra non è che può badare solo a lui dato che sono in 30 (sì, TRENTA), dove il dettato si fa in tot tempo mica in due ore, è lì che ha più problemi.
grazie per le dita incrociate e.. non è che posso adottarti come insegnante a distanza? più per me che per il pupetto..
:)
m.
In terza elementare non riuscivo a scrivere dritto. Invece di rimanere sulla riga centrale, quella più piccola, salivo senza accorgermene, a quella superiore che doveva servire solo a spaziare verticalmente. Forse salivo perchè c'era più spazio, forse perchè non mi piaceva sentirmi costretta in quelle anguste, microscopiche righine. Qualunque fosse il motivo, la maestra Graziella ha impiegato ogni mezzo a disposizione per insegnarmi a rimanere dentro le righe, fino a che una volta, mi disse "So che hai tante cose da dire, ma non avere fretta, puoi essere sopra le righe anche stando dentro le righe. Impara a starci dentro, poi potrai uscire ogni volta che vorrai". All'epoca le sue parole non avevano molto senso, ma col passare degli anni il suo insegnamento si rivelò prezioso. Non usavamo la stilografica, ma gli errori, la maestra Graziella non te li faceva dimenticare. Non so come ci sia riuscita, ero troppo piccola per notare quei dettagli che, ora, mi avrebbero permesso di analizzare il suo metodo d'insegnamento, ma chi l'ha avuta come insegnante di italiano, ha imparato dai propri errori. So che sono andata un po'off topic, ma era per dire che, indipendentemente dagli espedienti scelti, sono gli insegnanti a fare la differenza. Detto ciò, approvo la stilografica.
RispondiEliminaMi piacciono le tue foto. Sussurrano, suggeriscono, s'insinuano e, senza far troppo rumore, dicono quello che hanno da dire.
un saluto
Miwako, mi hai fatto ripensare ai miei due maestri delle elementari: il primo, il maestro Raimondo, era vecchissimo (così me lo ricordo), ci faceva scrivere prima in brutta e solo dopo la correzione in bella, ci controllava se avevamo le mani e le unghia pulite (non sono nata nell'anteguerra, eh, sono del '74..) e chi non rigava dritto finiva dietro la lavagna (ché non era ancora appesa al muro).
RispondiEliminaPoi è andato in pensione ed è arrivato il maestro Gianfranco, giovanissimo, fresco sposo, che ci interrogava nel cortile della scuola e ci suonava il piano ma che sapeva farsi valere pure lui quando serviva. Da entrambi ho imparato molto. Sono loro, i maestri che trovi alle elementari, che pongono le basi per tutto. Scuola ma non solo.
E tu Alessandra come sei come maestra?
m.
p,s, il maestro Gianfranco ora scrive libri di testo per le scuole...:)
Cara Miwako, mi emoziona sapere che ora diventata grande ricordi con stima e gratitudine e affetto i tuoi maestri. L'idea che qualche bambino possa portarmi a lungo nel cuore è uno dei tanti motivi per cui ho volturo fare la maestra. È anche una delle possibili forme dell'immortalità, per farla grave!
RispondiEliminaGrazie per i complimenti alle fotografie, è proprio una soddisfazione sentire che quello che mi piace fare piace anche ad altri oltre che a me.
Mami, ti sto pensando.
Come maestra non lo so. Scontato dire che bisognerebbe chiedere ai miei alunni e ai "miei" genitori. Poi finché non avrò una classe tutta mia, dalla prima alla quinta, non posso sapere come funziono sul campo... lungo!
W le maestre! La mia è ancora viva, quando la incontro si ricorda molto bene di me (ovviamente la cosa è reciproca) nonostante siano passati 36 anni dalla mia 5° elementare...
RispondiElimina